Daniele all’anagrafe, ma “lo Zack” per tutti. Anche per sé stesso. E non pensate che sia semplicemente un’abbreviazione del suo cognome perchè “Zack” è un soprannome onomatopeico.
Nonostante la calma serafica che infonde quando ti trovi a parlarci, è un tipo frizzante, dinamico, uno di quelli che a scuola non stava mai fermo, di quelli che al giorno d’oggi manderebbero dallo psicologo infantile per una presunta iperattività. In realtà era semplicemente un bambino sveglio. Magari si annoiava di fronte a problemi di matematica e poesie da studiare a memoria, seduto In quel banchino della mitica “Saffi” mentre pensava a quando da grande avrebbe fatto il veterinario. Ma durante i mitici anni 80 viene travolto “dall’amore infinito per la bellezza” che lo accompagna ad una prima personale nel 1990. “Per far stare bene chi guarda le mie opere” … questo è quello che risponde se gli viene chiesto perché dipinge. Cambia il mezzo, ma lo scopo è sempre quello di curare gli altri e da Dr. Zacchini a Zack è stato un attimo… Zack, come le sue pennellate, decise, piene di materia, tratto distintivo della sua arte. Gialle, rosse, verdi, blu, non importa tanto il colore, quanto il gesto – Zack – concreto, fermo, che accompagna la mano sulla tela, con la stessa decisione che lo porterà un giorno a raggiungere il suo vero sogno, dipingere il Palio di Siena.